Ratificato il Trattato di Parigi per ridurre il surriscaldamento del pianeta
(… sperando che ora gli Stati Uniti non si tirino indietro)
Il Trattato di Parigi per ridurre il riscaldamento del pianeta è stato ratificato dall’Unione Europea, ed è entrato in vigore a partire dal 4 novembre. Un provvedimento necessario alla luce degli sconvolgimenti climatici a cui stiamo assistendo ad ogni angolo del mondo, come ondate di caldo anomalo anche in stagione fredde, tsunami, scioglimento dei ghiacciai, alluvioni e siccità. Su 197 nazioni, che partecipano alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, 74 hanno deciso di accettare il trattato. Il numero minimo delle nazioni che dovevano sottoscrivere il trattato era di 55. Ciò significa che adesso la palla passa ai paesi firmatari che dovranno limitare le emissioni di gas serra, come ad esempio l’anidride carbonica, metano ed ossidi di azoto, al fine di rallentare l’aumento della temperatura.
Per capire quanto è cambiato il clima dal 1880 al 1920, basta sapere che la temperatura media della terra è aumentata di circa 1,06 gradi, con un tasso di crescita che è costantemente aumentato negli ultimi decenni. Le contromisure prese dalle nazioni della terra hanno lo scopo di contenere l’aumento ad almeno 2 gradi, oppure a 1,5 gradi se gli strumenti utilizzati dovessero risultare particolarmente efficaci. Il problema del surriscaldamento terrestre non è stato sufficientemente percepito in tutta la sua gravità e pericolosità, quindi le misure adottate finora sono solo dei palliativi e non dei veri rimedi.
Come osservano molti climatologi, tra cui l’ex ricercatore della Nasa James Hansen, bisogna raddoppiare notevolmente gli sforzi per ridurre l’aumento della temperatura. Lo stesso Hansen, insieme ad altri 11 climatologi, ha pubblicato un articolo su “Earth Systems Dynamics Journal” sottolineando che sono necessarie le emissioni negative, vale a dire il riassorbimento dei gas a effetto serra, per riuscire a rimanere sotto il livello delle temperature prospettate. Usando meno combustibili fossili, questo riassorbimento sarebbe possibile grazie alle attività agricole, alla natura stessa, alle foreste ed al plancton marino che effettua la fotosintesi. Il grido d’allarme è stato lanciato, ora spetta ai grandi del mondo intervenire in maniera immediata per poter salvare il pianeta che sembra sempre di più alla deriva.
(Post scriptum dell’ultima ora: E’ evidente che l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti pone una seria incognita sulla applicazione del Trattato di Parigi perché il neo Presidente Trump si è espresso negativamente più volte e, anzi, ha apertamente dichiarato che gli Stati Uniti dovrebbero incrementare l’utilizzo di combustibili fossili.
Non sappiamo come sarebbero andate le cose se fosse stata eletta Hillary Clinton, ma ora pare tutto più difficile. Staremo a vedere ….)